Outlook febbraio 2021

Premessa

L’andamento del mese di Gennaio ha visto la realizzazione della dinamica T-S-T con un esito di MMW di tipo displacement.
Questa situazione al netto dell’andamento del Jet stream in troposfera ha generato un impulso dalla stratosfera che ha innescato una retrogressione del nucleo del VPT con zonalità negativa al di sopra dei 60°N.

Prospettive

Il mese di febbraio si apre con un episodio in troposfera che fa seguito al contingentamento del NAM successivo all’evento Major.
L’episodio suddetto prende la forma di uno split del VP e la particolarità del suo asse è quella di assumere una forma arcuata (a “L”) che permette al flusso antizonale prodotto nel settore eurasiatico di confluire in modo naturale con l’uscita del jetstream del ramo canadese, rompendo ogni tentativo di blocking in area atlantica.
L’interazione tra le due opposte masse d’aria porterà verso l’Europa una serie a catena di sistemi perturbati seguita da correnti umide atlantiche.
L’Europa centro settentrionale sarà invece meta della confluenza di aria molto fredda da est con sovrascorrimento di aria umida e più temperata da ovest e traguardo di intense nevicate.
Il ricrearsi seppur lento del gradiente sul nord Atlantico manterrà queste condizioni per la prima parte del mese pur non potendo a priori escludere il temporaneo afflusso di aria più fredda limitatamente alle aree alpine e marginalmente all’Italia settentrionale.
Nella seconda parte del mese di febbraio il riformarsi del vortice polare tra Groenlandia ed est Canada dovrebbe portare ad una temporanea onda stabilizzante in direzione di UK e dell’Europa occidentale. Si manifestano quindi i presupposti per un rientro freddo da nord est sul settore meridionale e orientale dell’Europa.
Questa dinamica tuttavia non dovrebbe necessariamente essere quella interamente caratterizzante la seconda parte di febbraio in quanto è attesa a nostro avviso un nuovo rinforzo delle correnti occidentali sul vecchio continente ma questa volta a latitudini più elevate proprio a ridosso della fine del mese.
Il VPS inoltre inizierà una sua ristrutturazione a tutte le quote a tal punto da non poter escludere uno stratcooling tardo invernale o in precoce primavera. Questo a maggior ragione sul finire della stagione forzerà il flusso umido occidentale a seguire il percorso delle medie latitudini portando una fase stabilizzante sul Mediterraneo centro occidentale e relegando le ultime velleità invernali al settore orientale.

Outlook Dicembre 2019

PREMESSA

L’estate appena trascorsa ha visto l’affermazione di un pattern AO/NAO– dopo un lungo periodo di positività, che durava da circa 3 anni; questi due indici sono molto importanti per la definizione dei pattern dominanti nel nostro emisfero e nel comparto euro-atlantico. Questa configurazione ha certamente influito sulla tenuta dei ghiacci artici, che difatti hanno patito un forte deficit tra la fine dell’estate e la prima metà dell’autunno.

A causa del forte ammanco di ghiaccio nell’area polare, anche quest’anno il vortice polare troposferico (VPT) ha subito un grave ritardo nel proprio sviluppo; questo ritardo ha avuto inevitabili ripercussioni sullo sviluppo del vortice polare stratosferico che, a causa dei deboli flussi verticali di calore proveniente dal basso, è andato incontro ad un repentino quanto indisturbato raffreddamento.

Il VPS oggi si presenta più freddo e compatto della norma. Gli stessi nuclei di vorticità potenziali (EPV) appaiono molto coesi ed estesi in tutta la superficie del vortice a partire dai piani alti fino ai piani medi (da 1 a 50/70 hPa), mentre continuano ad essere più rarefatti ai limiti della tropopausa.

In troposfera il mese di Novembre ha presentato caratteristiche di particolare dinamicità nel comparto europeo; il mese è stato infatti caratterizzato da un’azione insistente da parte delle correnti nord-atlantiche e dalla presenza di un fronte polare piuttosto basso per il periodo, con le conseguenze che abbiamo sperimentato (e stiamo ahimé tuttora sperimentando).

ANALISI DELLE COMPONENTI TELECONNETTIVE

STRATOSFERA

Come anticipato in premessa il VPS appare più freddo e compatto rispetto alla media climatologica, ed alle alte e medie quote è contraddistinto da EPV molto coese ed estese. A breve subirà inoltre un intenso forcing dinamico a carico di una sola onda prevalente (Minor Warming, senza escludere l’eventualità di un Canadian Warming), che imporrà un’ulteriore contrazione della massa ed una rapida dislocazione sui meridiani euroasiatici, con il suo core centrato al di fuori del polo geografico.

Come conseguenza assisteremo ad una diminuzione delle velocità zonali sul polo e un consistente calo del North Annular Mode (NAM), dal momento che questo indice tiene in considerazione la proiezione ortogonale dell’Arctic Oscillation oltre alla profondità del VPS.

La compressione di massa esercitata su nuclei di vorticità così strutturati andrà a trasmettere moto zonale verso i piani isentropici più bassi, con probabili riflessi in troposfera a cavallo tra la fine del mese di novembre e l’inizio del mese di dicembre; in questa fase si dovrebbe assistere ad un rinforzo del VPT, in grado di imporre un reset alla circolazione che ha contraddistinto gran parte del mese di novembre.

Di difficile previsione il comportamento del VPS nella fase successiva, è ipotizzabile un proseguimento del disturbo in prevalenza a carico della prima onda, con un VPS che troverebbe equilibrio al di fuori del polo geografico. In questo caso potremmo assistere ad un indebolimento delle EPV a causa del minor contributo dovuto al raffreddamento radiativo, con cessazione del trasferimento di moto verso la troposfera, ma con un contestuale rinforzo delle velocità zonali alle quote più alte (1-5 hPa) qualora si configurasse un Canadian Warming.

Non possiamo del tutto escludere le due opzioni estreme, seppure al momento appaiano di difficile realizzazione. Le due opzioni vedrebbero in alternativa un riaccentramento del VPS sul polo geografico, con probabile superamento della soglia NAM ed Extreme Stratospheric Event (ESE) cold, oppure una attivazione della seconda onda con possibile Major Midwinter Warming (MMW) di tipo split ed ESE warm. Ribadiamo tuttavia che al momento queste due ipotesi hanno secondo noi una probabilità di realizzazione molto bassa, quantomeno nel mese di dicembre.

Aggiungiamo inoltre che la combinazione tra fase occidentale della QBO (seppure in inversione di segno a partire dalle quote più alte) e minimo solare non depongono a favore dell’insorgenza di riscaldamenti stratosferici maggiori durante la prossima stagione invernale.

TROPOSFERA

Gli impulsi in discesa dalla stratosfera porteranno alla formazione di un dipolo artico (AD) abbastanza marcato a partire da fine novembre. Con una tale disposizione è certamente più probabile assistere alla formazione di onde di Rossby sul settore Pacifico-Nord America rispetto al nostro comparto Atlantico-Europeo.

A differenza degli anni passati, sembra proseguire un trend di fondo poco incline alla positività del segno della NAO, anche se il tripolo nord-Atlantico, negativo nella prima meta dell’autunno, nelle ultime settimane risulta sicuramente meno chiaro ed impostato. Rimanendo in ambito SSTA, è sicuramente da tenere in considerazione il redivivo “warm blob” sul Nord Pacifico, visto in lieve spostamento verso est negli ultimi giorni. Nella visione d’insieme del Nord emisfero è quindi ancora presente il dipolo NAD (nord Pacifico/Atlantico), anche se sono evidenti alcune differenze che potrebbero influire sull’incidenza di questo dipolo proprio sul segnale NAO.

Rimaniamo su valori molto alti di IOD, anche se l’influenza di questo indice è più apprezzabile nel semestre caldo e meno in quello freddo, mentre è completamente abortito il tentativo di nascita della NINA con SOI in forte calo e SSTA in area ENSO che rimangono orientate verso le debole positività.

PROIEZIONE MESE DI DICEMBRE

Come riportato in premessa, il mese di dicembre dovrebbe risentire del trasferimento dei minimi di geopotenziale del VPT nel settore euro-asiatico (AD-) a causa del forcing imposto dalla compressione di massa del VPS. Questa fase di transizione e di “azzeramento” delle condizioni sinottiche dominanti fino ad oggi può essere collocata nella prima settimana/decade del mese di dicembre; il marcato calo della pressione in quota attiverà profonde ondulazioni nel getto polare, con probabili discese di aria fredda di origine artica verso l’Europa centrale.

Il target di queste incursioni fredde non è chiaramente definibile a priori, ma non possiamo ad oggi escludere un parziale interessamento della nostra penisola dal momento che il segno della NAO dovrebbe mantenersi attorno alla neutralità, impedendo una forte spinta verso est al getto in discesa sul continente. Riteniamo comunque che il progressivo incremento del gradiente orizzontale e il concomitante approfondimento del VPT tenderanno a marginalizzare gradualmente le irruzioni fredde, che non dovrebbero scendere oltre la Mitteleuropa.

Una modifica del pattern è attesa nella seconda decade del mese, con una redistribuzione dei minimi di geopotenziale sul comparto euro-atlantico; le vorticità appaiono minoritarie nel settore canadese. In questa fase la corrente a getto polare dovrebbe risultare più bassa e ondulata nel settore atlantico fino alle porte dell’Europa, con direttrice mediamente occidentale (o temporaneamente anche sud-occidentale) e quindi prevalentemente zonale; il getto sarà invece più teso invece sull’Europa settentrionale e nelle regioni subartiche euroasiatiche, a causa della permanenza in loco del nucleo principale del vortice polare. In questa fase il segno della NAO potrebbe portarsi temporaneamente su valori positivi.

L’ultima settimana del mese di dicembre dovrebbe infine vedere un progressivo e generale allentamento della tensione zonale nel comparto europeo, con la formazione di onde troposferiche di media ampiezza in grado di favorire un’alternanza tra masse d’aria mite da ovest e aria progressivamente più fredda, che potrebbero verso la fine del mese interagire tra loro.

PROSPETTIVE

Alla luce di quanto sopra esposto, ci potremmo aspettare tre differenti configurazioni sinottiche nel corso del mese, che tenderanno ora a prevalere, ora ad interagire tra loro.

Una prima fase è connotata dalla discesa di aria più fredda e secca di origine artica, che andando tuttavia ad interagire con l’aria umida preesistente potrebbe inizialmente portare a qualche precipitazione, seppure in maniera più isolata e meno continuativa rispetto a quanto avvenuto nel mese di novembre; il quadro termico non dovrebbe discostarsi eccessivamente dalle medie del periodo. Progressivamente assisteremo all’ingresso di aria più asciutta con una componente maggiormente settentrionale, che dovrebbe marginalizzare le precipitazioni sui versanti nord-alpini e adriatici centro-meridionali, permettendo un progressivo incremento dei valori barici al suolo soprattutto delle regioni settentrionali e tirreniche.

Figura 1 – Anomalie di geopotenziale a 500 hPa previste per la prima parte di dicembre (rielaborazione dal sito ESRL-NOAA)

La seconda fase dovrebbe invece essere caratterizzata dalla presenza di una corrente a getto che dalle medie latitudini dell’Atlantico potrebbe avvicinarsi al continente europeo, apportando condizioni di generale variabilità soprattutto al nord Italia in un contesto molto mite per il periodo. Ci saranno occasioni solo per brevi precipitazioni, in un contesto comunque di nuvolosità diffusa specie sulle regioni settentrionali, mentre il tempo sarà migliore sulle altre regioni; le temperature saranno ovunque al di sopra delle medie del periodo.

Figura 2 – Anomalie di geopotenziale a 500 hPa previste per la seconda parte di dicembre (rielaborazione dal sito ESRL-NOAA)

Nella terza ed ultima fase le correnti occidentali miti, in seno a maggiori ondulazioni della corrente a getto nel continente europeo tenderanno ad alternarsi con aria più fredda in grado di interagire con le prime, consentendo il ritorno a condizioni climatiche più in linea con il periodo. In questo contesto ci aspettiamo un tipo di tempo più favorevole a precipitazioni, soprattutto al nord e al centro ove il calo termico potrebbe consentire episodi nevosi anche a quote basse. Generalmente più mite e variabile al sud Italia.

Figura 3 – Anomalie di geopotenziale a 500 hPa previste per la parte finale di dicembre (rielaborazione dal sito ESRL-NOAA)

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La prima “vera” perturbazione di maggio

Una intensa perturbazione, già ben evidente tra la Francia e la Spagna, sta per raggiungere anche il nostro Paese. A precederla, si sta sviluppando un corpo nuvoloso “satellite” di tipo pre-frontale in risalita dal nord Africa in direzione dei nostri mari di ponente. Il punto di forza di questa perturbazione sarà l’aver sfruttato la fase di massimo sviluppo del vortice che a piccoli passi, procede ora dal vicino Atlantico in direzione delle nostre regioni settentrionali. Con questo tipo di situazione non può essere che pioggia, in questo caso anche estesa e persistente per quanto riguarda il nord Italia, più discontinua e intermittente al centro e sulla Sardegna. E allora andiamo a riassumere brevemente la cronologia di questa giornata “movimentata” in quel dell’Italia, iniziando dalla nostra cartina che indica i probabili superamenti di soglia a livello di accumuli al suolo.

Le prime piogge inizieranno nel bel mezzo della notte su mercoledì, interessando dapprima la Sardegna e il nord-ovest, per poi estendersi prima dell’alba a gran parte del settentrione (ad eccezione forse delle pianure di Romagna e nord-est) e in parte anche al centro.

Al mattino tempo perturbato con precipitazioni diffuse che si estendono con il passare delle ore a tutto il settentrione, anche abbondanti, specie a ridosso dell’alto Piemonte e dell’alta Lombardia. Neve sulle Alpi a partire mediamente da 2.300-2.500 metri. Tendenza a variabilità sulla Sardegna. Instabile al centro, con alternanza di acquazzoni e temporanee schiarite. Non si esclude la possibilità di isolati temporali, per la cui disposizione vi rimando al bollettino di Pierluigi Randi. Qualche pioggia possibile anche su Campania, Molise, nord Puglia e Basilicata. Poco nuvoloso o velato sul resto del sud, soleggiato in Sicilia. Temperature in sensibile aumento su tutto il meridione, specie sull’Isola.

Nel pomeriggio situazione pressochè invariata, con forte maltempo al nord e instabilità sul centro peninsulare. Ulteriore possibilità di isolate manifestazioni temporalesche. Schiarite in arrivo sulla Sardegna e su gran parte del sud, dove soffieranno intensi venti di Scirocco e farà anche piuttosto caldo per la stagione. Vento più fresco in rotazione a Libeccio sulla Sardegna.

Infine la sera, con il maltempo che si concentra lungo l’area alpina e prealpina, specie quella centro-orientale.  Tendenza ad attenuazione dei fenomeni su basso Piemonte, Liguria, sud Lombardia ed Emilia, ancora instabile sul resto del nord e sul centro peninsulare, al sud aumento della nuvolosità, con tendenza a piogge sparse ad iniziare dalla Sicilia e in estensione nel corso della notte al resto del meridione.

Luca Angelini

Cara, vecchia perturbazione atlantica, che fine hai fatto?

Non di rado, parlando di argomenti meteo-climatici si tira in ballo la cosiddetta compensazione. Ma cos’è questa compensazione e soprattutto ci sono basi scientifiche che la provino? Finora no, anche se tutti converrete che i fenomeni atmosferici nascono proprio per appianare squilibri e dunque, in un certo senso, per riequilibrare, compensare le forze in gioco. Trattasi però di un discorso che cade su diversi fronti. Pensate ad esempio alle configurazioni circolatorie derivanti dai noti blocchi atmosferici. 

Ora, osserviamo che le perturbazioni hanno da tempo disertato l’Italia (e il bacino del Mediterraneo), fatta eccezione per brevi ricomparse marginali legate quasi esclusivamente a ciclogenesi secondarie di natura mediterranea. Torniamo proprio al discorso dei blocchi atmosferici che, in un senso o nell'altro, hanno un po' cambiato negli ultimi anni i regimi di persistenza, mutando le caratteristiche del tempo che ora si impunta su determinate situazioni, per tempi decisamente lunghi, Le perturbazioni “classiche”, quelle belle cariche che arrivano dall’Atlantico e spazzavano l'aria in una manciata di ore, quelle che un tempo facevano del mese di aprile un bottino d’acqua quotidiano, hanno preso invece da oltre un anno altre vie. Potremo rivederle a breve?

Sembrerebbe proprio di no. La gran parte di nubi e precipitazioni rimarranno arenate oltre le Colonne d’Ercole almeno sino al 20-22 di aprile. Ergo nessuna perturbazione atlantica che si rispetti sarà in grado di proporsi sui nostri orizzonti occidentali. Solo brevi comparse radenti l’arco alpino e, se andrà bene, anche sui settori padani posti a nord del fume Po. Per contro nell’ultima settimana del mese, a partire dal ponte del 25 aprile, potrebbe delinearsi un tempo più meridiano, ma questa volta non più per mano dell'Africa, bensì sotto il tiro di correnti settentrionali più fresche.

Una linea di tendenza che potrebbe essere l’unica via d’uscita allo strapotere anticiclonico nord-africano, di certo non il classico mese di aprile generoso di perturbazioni atlantiche, ma almeno un proseguimento di primavera con i prati verdi.

Luca Angelini

I fenomeni estremi alla Giornata Mondiale della Meteorologia

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale spegne 66 candeline. Da quel lontano 23 marzo 1950 ha sempre perseguito con puntualità ed efficienza lo scopo di promuovere lo scambio di informazioni in campo meteorologico, la standardizzazione delle rilevazioni e la cooperazione a reti unificate delle varie informazioni meteo climatiche provenienti da ogni parte del globo.

Come ogni anno, la commemorazione avviene con la Giornata Mondiale della Meteorologia, la quale si prefigge di porre l’attenzione su temi di particolare attualità. Il tema trattato quest’anno è quello dei fenomeni estremi e dei record in ambito climatico.

Secondo l’OMM, la temperatura superficiale media globale nel 2015 ha superato tutti i record precedenti, attestandosi a +0,73°C al di sopra della media 1961-1990. Per la prima volta, la temperatura ha raggiunto il traguardo di 1°C al di sopra della media pre-industriale (1880-1900).

Il cambiamento climatico ha aumentato il rischio di ondate di calore estive di dieci volte rispetto a quel periodo pre-industriale. Il Ventunesimo Secolo ha visto diverse grandi ondate di calore. Tra queste ricordiamo le ondate di caldo in India nel 2002 e nel 2003, che ogni hanno ucciso più di 1.000 persone, l’ondata di caldo dell’estate 2003 in Europa, che ha causato più di 66.000 morti e l’ondata di caldo intenso nella Federazione Russa nei mesi di luglio/agosto 2010. Inoltre, ciascuno degli ultimi quattro decenni è stato più caldo di quello precedente.

A questo si aggiunga che il numero di giornate e di notti con temperature sotto la media è in calo, mentre il numero di giornate e di notti con temperature sopra la media è in aumento e che l’Artico si sta riscaldando circail doppio della velocità rispetto alla media globale.

Secondo qualcuno tutto questo è catastrofismo. Purtroppo invece questa è la realtà e la Giornata Mondiale della Meteorologia non poteva mancare di ricordarcelo.

Luca Angelini

Professione Meteorologo, ecco la certificazione

Venerdì 4 marzo, presso l’Aula magna del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna, è stato presentato l’iter procedurale relativo allacertificazione di qualità del professionista meteo e del suo prodotto, dopo un tavolo di lavoro durato alcuni anni, che ha visto confrontarsi sul tema associazioni di categoria, università ed Aeronautica Militare. Un grande passo avanti è stato fatto nella valorizzazione della professione di Meteorologo professionista figura che l’Italia, come fanalino di coda dell’Europa e del Mondo, non aveva ancora riconosciuto.

La certificazione verrà rilasciata da un soggetto privato leader nel settore, la DEKRA (ricordate il logo sui cappellini di Michael Schumacher ai tempi fastosi con la Ferrari?), nell’ambito della legge 4/2013, sulle linee guida disposte dalla WMO, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale.

Due le figure professionali previste sono due, quella di Meteorologo e quella di Tecnico Meteorologo. La certificazione di Meteorologo richiede come requisito minimo formale il conseguimento della Laurea in Fisica o affini, la certificazione di Tecnico Meteorologo richiede il conseguimento del Diploma di Maturità presso Liceo Scientifico, Istituto Aeronautico, Istituto Tecnico Industriale. Ma non basta.

Per raggiungere il punteggio minimo necessario ad accedere all’esame di certificazione, occorrerà dimostrare di essere in possesso di ulteriori requisiti formativi, non formali (partecipazione a corsi, seminari, stesura di articoli scientifici in peer review) e informali (tirocinio o stage di almeno 1 anno presso organizzazione pubbliche o private operanti nel settore, che siano in possesso di un sistema di gestione per la qualità).

Una volta soddisfatti i requisiti, si ha accesso alle sessioni di esame consistenti in una prova scritta(classico quiz con 30 quesiti a risposta multipla) seguita da un colloquio orale. Chi accede all’esame con un punteggio di crediti elevato potrà saltare la prova scritta e passare direttamente al colloquio. Una volta ottenuta la certificazione, al costo attuale di circa 380 Euro, la si dovrà mantenere attiva annualmente (altri 120 Euro) dimostrando di aver fruito di un adeguato numero di ore di aggiornamento, mentre il rinnovo totale avverrà dopo 3 anni.

Ricordo che questa non sarà l’unica possibilità di certificarsi: ci saranno altre forme di riconoscimento della professione, come quella della Regione Emilia Romagna che ha istituito la figura professionale “Tecnico in meteo climatologia operativa” (ancora nessun corso in merito). Anche l’Università di Bologna certificherà le competenze degli ex laureati in Meteorologia.

Il plauso va certamente a questo primo importante passo, tuttavia qualcosa andrà certamente migliorato ad esempio:

  1. La certificazione sarà volontaria. Vale a dire che, in teoria, chi non possiede i requisiti potrà continuare ad esercitare “abusivamente” la professione in concorrenza “sleale” con chi è certificato.
  2. Pre-requisito indispensabile per l’ammissione all’esame, sarà 1 anno di esperienza svolta in Enti di servizio meteo. Questo taglierebbe fuori chi, nel mondo amatoriale, privato e professionale, ma anche dei giovani laureati disoccupati non ha mai lavorato presso istituzioni pubbliche.
  3. La figura di Tecnico Meteorologo (non laureato) non è supportata a monte da alcun tipo di formazione professionale specifica comparabile a quella accademica per la figura di Meteorologo, quindi chi esce dalla Maturità rischia di non poter spendere il proprio diploma.
  4. La conta dei crediti potrebbe favorire infiltrazioni di soggetti provenienti da altri corsi di laurea non specificatamente orientati alla Meteorologia.

Luca Angelini

8 marzo: festa dell'inverno tardivo

Non me ne vogliano le gentili signore, che rimangono sempre e comunque nel cuore di tutti, ma quando le mimose si tingono di bianco, un titolo dedicato ad una stagione che si è presentata in forma tardiva solo fuori tempo massimo, può essere senz'altro concesso.

Si perchè solo adesso salta fuori dal cappello magico quello che è mancato al nostro inverno: uno schema meteorologico di blocco che permettesse l’afflusso ripetuto e il successivo assestamento di masse d’aria fredda sul nostro territorio. Questa situazione, paradossalmente ma neanche tanto, si sta verificando proprio ora che il vortice polare sta iniziando a cedere a partire dalle quote più alte della stratosfera, consentendomaggior libertà di movimento alle masse d’aria gelida che finora sono rimaste imprigionate oltre il Circolo Polare.

Le ultimissime elaborazioni numeriche, danno per molto probabile l’afflusso di aria via via più fredda sull’Italia per tutta la settimana corrente. Oltretutto, in parallelo, anche la sagoma dell’anticiclone atlantico, che in un primo tempo sembrava dare il time out a questa situazione già a  partire dal prossimo weekend, pare abbia preferito sfogare verso nord, finendo per dar manforte a questo scorcio di inverno tardivo.

Scorcio di inverno che si accompagnerà certamente anche a nevicate a bassa quota. Si inizierà martedì 8 marzo con parte delle regioni settentrionali, ma il freddo e la neve raggiungeranno anche le basse quote anche alcentro nei giorni successivi, per poi approdare, un po’ attenuati, anche il sud entro il fine settimana.

Possibilità dunque di rivedere pianure spolverate, con mimose fiorite di bianco, non è da escludere anche in val Padana, mentre gli operatori turistici invernali appenninici (quelli alpini son già rietrati nei ranghi), vessati da un inverno persosi ai tropici, avranno motivo di rifarsi e, magari con un po’ di fortuna, tirare sino al ponte di Pasqua.

Luca Angelini

Maltempo primaverile: pioggia, neve a bassa quota e anche temporali

Dopo aver disertato gran parte della stagione autunnale ed invernale, ora le perturbazioni atlantiche, lanciate lungo uno scivolo di pressione creato dall’anticiclone delle Azzorre alla deriva sull’oceano, si inseguono a tambur battente ponendosi come obiettivo il Mediterraneo centrale e l’Italia. La struttura depressionaria che ci interesserà a partire da sabato 6 marzo, bloccata nella sua evoluzione dalla presenza di un campo anticiclonico tra il Medio Oriente e la Russia centrale, insisterà ancora per alcuni giorni sul nostro Paese, rigenerando condizioni di tempo variabile, a tratti instabile e con precipitazioni. Dunque si parte sabato 6 con una nuova perturbazione che coinvolgerà con condizioni di maltempo diverse zone del settentrione e le regioni centrali tirreniche, in serata anche la Campania.

Il continuo apporto di aria fredda, giorno dopo giorno, sta determinando un generale calo del limite delle nevicate. Sabato notte, il rapido peggioramento previsto, potrebbe portare la neve a raggiungere quote prossime a 500-700 metri su Alpi e Prealpi, 1.200-1.300 metri sull’Appennino settentrionale. Tuttavia lapossibilità di temporali lungo il passaggio del fronte freddo, atteso per sabato mattina, potrebbe determinare localmente un ulteriore, seppur temporaneo, calo del limite delle nevicate anche a quote inferiori, collinari o, nelle Alpi, anche di fondovalle. Possibilità di grandinate o precipitazioni solide sotto forma di graupel (neve tonda). I fenomeni potranno risultare anche intensi sui settori montuosi, mentre saranno più deboli e discontinui sulla pianura del basso Piemonte e su quella romagnola.

Nel pomeriggio di sabato i fenomeni raggiungeranno ancheToscana, Umbria e Lazio, accompagnati da vento forte diLibeccio. Neve in calo sino a 1.000 metri su Toscana e Umbria, con possibilità di episodi nevosi o grandinigeni anche a quote più basse in caso di temporali, 1.500 metri sul Lazio. Interessati solo marginalmente i settori adriatici, con fenomeni più deboli e sbrigativi, ad eccezione dei settori prossimi ai crinali appenninici di confine regionale.

In serata ultimi rovesci sul Friuli Venezia Giulia, poi il nord passa a variabilità. Ulteriori precipitazioni attese invece su Umbria, Lazio, in trasferimento verso la Campania. Quota neve in calo tra 1.000 e 1.300 metri. Possibilità di brevi temporali e vento forte di Libeccio, in rotazione a Ponente. Mari occidentali fino ad agitati.

Insomma, benvenuta primavera!

Luca Angelini

Niente FREDDO sino a fine mese, l'INVERNO ha gettato la spugna?

Alla ricerca del freddo perduto, siamo arrivati ormai alle ultime battute di questo non inverno 2015-16. Anche oggi, 18 febbraio, siamo pronti ad accogliere, nostro malgrado, una ennesima fiammata mite, “fiutata” già da diversi giorni dalla modellistica numerica e che avrà il suo culmine tra domenica 21 e lunedì 22. Ancora una volta Africa protagonista assoluto del tempo mediterraneo, sia per la sfornata di anticicloni, sia per l’infilata di depressioni.

Una sortita di tepore che sarà breve ma intensa, come si evince dal grafico riportato in figura. L’aumento delle temperature non si limiterà alle quote inferiori dell’atmosfera (vedi profilo in alto riferito al campo di temperatura previsto sul piano isobarico di 850hPa, circa 1.500 metri di quota), ma sarà ben presente anche a quelle superiori (vedi il profilo in basso riferito al piano isobarico di 500hPa, circa 5.500 metri di quota).

Già questo dato, anche senza metter mano alle mappe deterministiche, ci suggerisce il probabile intervento di un cuneo anticiclonico di matrice subtropicale continentale che, detto in termini più spicci, significa anticiclone nord-africano. I valori di temperatura supereranno quelli medi del periodo (evidenziati con il segmento giallo) anche di diversi gradi.

Il grafico è riferito alle nostre regioni centrali, ma con minime correzioni, può essere preso in esame anche per il resto dell’Italia, con una anomalia leggermente più contenuta per il nord dell’Italia e una anomalia ancor più evidente invece per il sud. Valori in sintesi, più consoni ad aprile inoltrato che a metà febbraio o giù di li.

Insomma, per concludere: anche l’ultima decade di febbraio pare non rispondere all’inverno, dato che, dopo l’esaurimento di quest’ultima fase di mitezza estrema fuori stagione, il campo termico rimarrà a tutte le quote su valori quasi sempre superiori alla media, pur se con scarti decisamente inferiori.

Qualche nota più fresca si intravvede con il debutto di marzo ma prima di allora occorrerà macinare diversi run per verificare la bontà di quest’ultima proiezione. E intanto, meteorologicamente parlando, saremo già in primavera.

Luca Angelini

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